- Trama
L'11 aprile 1970, il gigantesco razzo vettore Saturno V viene lanciato da Cape Kennedy e mette in
orbita terrestre tre astronauti: il veterano Jim Lovell, comandante della spedizione; il pilota del "lem"
Fred Haise; il pilota del "modulo di comando" Jack Swigert che, alla prima missione come Haise,
dovuto subentrare all'ultimo momento al collega Ken Mattingly, impedito per motivi di malattia. Il
volo procede regolarmente e gli astronauti si apprestano a discendere sulla Luna: improvvisamente
una forte esplosione, seguita da un subitaneo calo di pressione in uno dei serbatoi di ossigeno
liquido del "modulo di comando", mette in allarme l'equipaggio e il centro di controllo diretto da
Gene Kranz. Nessuno capisce cosa sia successo, e la missione deve in breve essere trasformata in
un rischioso recupero, con il "lem" divenuto una sorta di scialuppa di salvataggio cosmica, da cui i
tre osservano con malinconia la Luna, mentre le ruotano attorno per ritornare sulla Terra. Le
televisioni, disinteressate al momento del lancio, ora trasmettono moltissimi servizi sul pericoloso
recupero. Mattingly viene convocato d'urgenza per simulare a terra tutte le manovre possibili nel
"modulo di comando" per risparmiare energia e facilitare l'ammaraggio. Al dramma in cielo si
aggiunge quello in terra dei familiari. Tutte le nazioni offrono il loro aiuto agli Stati Uniti. Anche il
pontefice Paolo VI prega in piazza San Pietro per i tre uomini che devono affrontare anche lo stress
del freddo, dovuto al risparmio di energia imposto da terra, e devono improvvisarsi artigiani
confezionando un rudimentale filtro al litio per ridurre il tasso di anidride carbonica, salito a livelli
intollerabili. Dopo aver per l'ultima volta acceso i motori del provvidenziale "lem", per allinearsi con
la Terra per il rientro, si trasferiscono nella capsula. Espellendo il "modulo di comando" vedono
finalmente il danno: un intero pannello saltato per l'esplosione. Capiscono, prima di ammarare
regolarmente, quanti rischi abbiano corso.
- Critica
(...) Il film ha puntato tutte le sue carte sulla suspense che per, allo stringere dei nodi, č mancata. La
storia scorre via, ma presto mostra il fiato grosso, denuncia una scarsezza di sintesi, si perde in un
"rimescolare" il dramma che si vive all'interno del modulo spaziale e la vita dei familiari e degli amici
dei tre uomini in pericolo (...)".
(Gaetano Strazzulla da: Rivista del Cinematografo)
Anche se lo stentoreo kolossal si avvolge tutto nell'angusta prospettiva della cabina e del modulo,
la ricchezza e la fluidit narrative non vengono mai meno; insinuando il dubbio, dopo lo splash
liberatorio, che, al di la dei tagli ai progetti Nasa da parte dell'amministrazione Usa, ci saremmo da
allora rassegnati a considerare il nostro pianeta come dimora unica e definitiva.
(Il Mattino, Valerio Caprara, 16/10/95)
Forse pių istituzionale che ispirato, tanto che si direbbe sponsorizzato dalla Nasa, il film
comunque un prodotto di bella tenuta che coinvolge lo spettatore facendolo aderire agli eventi.
Anche il rapporto del protagonista con la moglie (Kathleen Quinlan) viene trattato con lodevole
sobriet; ed emergono a contrasto il crescente disinteresse del pubblico americano per la conquista
dello spazio (le anziane signorine di una casa di riposo protestano perch alla tv non fanno vedere
il film annunciato) e il sereno ottimismo della vecchia madre un po' svanita di Lovell che coincide
con l'ottimismo rampante del supercontrollore di volo, ben deciso a far finire bene tutta la faccenda.
Il pubblico Usa ha certamente colto quest'aspetto tonificante di Apollo 13, garantendogli nelle
prime 13 settimane il copiscuo incasso di 170 milioni di dollari.
(La Stampa, Alessandra Levantesi, 14/10/95)
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