- Trama
Joe Harper, attore e regista, disoccupato: decide, con l'aiuto della sua agente Margaretta D'Arcy,
di allestire ad Hope nel natio borgo l'opera teatrale "Amleto". Raccoglie quindi uno sparuto gruppo
di sei attori che devono ricoprire i 24 ruoli della tragedia, tutti disoccupati come lui: l'altezzoso Henry
Wakefield e l'ambizioso ed ironico Vernon Spatch, per i ruoli senili; quindi l'aitante Tom Newman per
le parti di Laerte e Fortebraccio; poi il grassoccio e cordiale Carnforth Greville per le parti di
Rosenkranz, Guildestern, Orazio e Bernardo; Terry Du Bois, un gay sposato e separato con un
figlio, per il ruolo della Regina, per mancanza di attrici anziane, e l'esuberante ed entusiasta Nina
Raymond, al suo debutto, per quello di Ofelia. La compagnia si accampa nella chiesa del paese:
Molly, la sorella di Joe, curer le luci e la scenografia sarà di Fadge che, temendo uno scarso
concorso di pubblico, decide di creare figure di spettatori in cartone per riempire i posti vuoti. Dopo
qualche divergenza iniziale, soprattutto tra Henry e Terry, l'inesperienza di alcuni e la scarsa
concentrazione degli altri provocano pi di un motivo di panico in Joe. Poi la compagnia si affiata e
quando servono soldi, per pagare l'affitto della chiesa, Fadge vende addirittura il suo furgone e gli
altri fanno una colletta. Alla vigilia della prima per Margaretta arriva con un contratto di tre anni per
un serial di fantascienza per Joe che, nonostante Nina lo supplichi di non abbandonare il teatro, sia
convince ad accettare. La sera dello spettacolo per, con la produttrice del film americana in sala,
Joe, che ha rifiutato il contratto per restare con la "sua" compagnia, recita con gli altri, sollevando la
sorella Molly da una problematica sostituzione. Il successo grande: la produttrice ingaggia Tom
al posto di Joe, che invece trover l'amore di Nina.
- Critica
Un film piacevole, divertente e intelligente, premiato con una Osella d'oro (per la regia e
l'interpretazione) e nel quale si ritrovano - ma trattate con maggiore arguzia, con pi sottile humour,
con accresciuta maturit - le atmosfere de Gli amici di Peter, e che ricorda anche, per ritmo,
brillantezza e seriet di intenti il woodyalleniano Pallottole su Broadway.
(Maurizio Schiaretti, da: Rivista del Cinematografo)
Nel bel mezzo di un gelido inverno un film tutto sommato molto prevedibile, ma simpatico perch
trasuda di tutto quello sgangheratissimo affetto che i teatranti sfigati hanno per il loro ingrato
lavoro. Branagh, che ha 35 anni ed un attore di successo da 13, non appartiene a questa nobile
schiatta, ma pur sempre un animale da palcoscenico e padroneggia questa storia con grande
trasporto, rubando bene quel che c' da rubare (tutta la sequenza dei provini, splendida, presa di
peso dai Commitments di Alan Parker) e affidandosi, per il resto, a un cast impagabile. A parte la
citata Joan Collins, che dopo anni di Dinasty e di porno-soft si rivela all'improvviso capace di
recitare (ammetterete che una notizia), gli attori sono tutti sconosciuti in Italia, ma sono uno pi
bravo dell'altro, a conferma di una scuola britannica che non ha eguali nel mondo. Il "capo"
Michael Maloney, Joe/Amleto, una bella faccia alla Ralph Fiennes che prima o poi incontreremo
davvero dalle parti di Hollywood: ma anche gli altri sono da Oscar, e ci pare giusto citarli tutti un
applauso collettivo.
(L'Unit, Alberto Crespi, 8/10/95)
Sembra la recita d'un gruppo di goliardi se la compagnia non riflettesse un microcosmo di gente
bastonata dalla sorte, in cerca d'ogni genere di scrittura e intenta, durante le prove tragicomiche, a
enumerare le delusioni incontrate nella vita, nella famiglia, nel lavoro. Allora una commedia seria,
vi direte, ingannati da Kenneth Branagh e dagli interpreti intenti a mimare, fino al divertente lieto
fine, le trovate pi spassose delle commedie sentimentali.
(Il Giornale, Alfio Cantelli, 4/10/95)
Quando il cinema fabbrica gioielli! Vedere, per credere, questo felicissimo film fra la commedia e il
pathos che Kenneth Branagh, per la prima volta restando solo dietro alla macchina da presa, ha
realizzato in un tranquillo bianco e nero dopo le fatiche impervie di Frankenstein.
(Il Tempo, Gian Luigi Rondi 4/10/95)
Leggero e iridescente come una bolla di sapone, intelligente e coinvolgente, Nel bel mezzo di un
gelido inverno il sesto film di Branagh e il primo al quale il regista non partecipi anche come
attore. Dopo il Frankenstein miliardario con De Niro, questa una produzione a basso costo,
realizzata per di pi in un inconsueto bianco e nero. Ed un vecchio progetto che Branagh ha
perfezionato studiando le proprie ossessioni di attore-regista e quelle dei colleghi. C' molta
autobiografia, qualche venatura malinconica ma anche molto ottimismo sul potere taumaturgico
della professione.
(Il Secolo XIX, Fausto Serra, 4/10/95)
|