- Trama
Il giovane capitano John Smith guida la spedizione che porterà l'avido governatore Ratcliffe sulle
coste della Virginia in cerca di oro. Allo sbarco, lo nota una graziosa principessa pellerossa,
Pocahontas, figlia del capo Powhatan che la vorrebbe sposata col valoroso guerriero Kocoum. La
giovane, che ha come amici il procione Meeko e il colibrì Flit, è colpita da un sogno premonitore con
una freccia che gira in ogni direzione, che ella confida al suo spirito guida arboreo, Nonna Salice, la
quale la incoraggia a seguire gli impulsi del suo cuore. In breve i due giovani sono attratti l'uno
dall'altra, e la bussola che John le dona, con la sua mobile freccia, appare alla giovane la conferma
del sogno. Mentre Ratcliffe fa scavare dappertutto alla ricerca dell'inesistente oro ed erigere un
fortino, i guerrieri locali si armano per scacciare gli invasori. Pocahontas vorrebbe non vedere più
John, ma lui ottiene un incontro notturno. Ma l'amica della principessa, Nakoma, avvisa il geloso
Kocoum, che assale Smith. Ma l'indiano viene ucciso dal mozzo Thomas, che il governatore,
insospettito per le sue assenze, ha messo sulle tracce di John che, catturato dagli indigeni, sta per
essere giustiziato. Ma Pocahontas si oppone all'esecuzione ed invita a deporre le armi. Tutti
obbediscono: mentre il perfido Ratcliffe decide di approfittarne e spara per uccidere Powhatan,
Smith si frappone e riceve il colpo a lui destinato. Poi è costretto a rimpatriare e lasciare così la
principessa.
- Critica
Spiace semmai che la "nipponizzazione" del tratto proceda a grandi passi, che i guerrieri indiani
sembrino modellati a colpi di body building (senza invocare riferimenti colti, anche cinema e fumetti
erano stati meno grossolani). E che a forza di politically correct, la peste degli anni 90, la Disney
abbia perso un'occasione davvero storica. perché nulla meglio dell'animazione poteva dar forma al
mondo magico, animistico, dei pellirosse, ma la parola d'ordine era smussare le differenze, non
accentuarle. Quanto alla comunicazione, il problema nemmeno si pone: Pocahontas dev'essere stata
alla Berlitz perché dal secondo incontro parla già un perfetto inglese, cioè italiano, figuriamoci se si
poteva insistere sulle differenze reciproche. E dunque addio magia, addio voci della Natura se non
in forma iperedulcorata: vedi il personaggio di Nonna Salice, o la profezia dello stregone che
visualizza gli invasori nel fumo (ma alla Disney in passato hanno fatto ben altro, e senza "native
americans" di mezzo). Resta una favoletta dall'encomiabile messaggio di tolleranza, addolcita dalle
solite "spalle" animali, un procione, un colibrì e un vizioso carlino britannico, di gran lunga le cose
migliori del film.
(Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 14/11/95)
Pocahontas è un cartone animato musicale secondo il neo-disegno tecnologico della Disney,
puntellato da intermezzi dove si danza e si cantano canzoni drammatizzate, cioè legate all'intreccio, ai
pensieri e all'umore dei personaggi. Della vicenda di Pocahontas resta l'amore romantico, mai
avverato in realtà, tra la ragazzina e il giovane John Smith, che nei resoconti è un rozzo caporione
dei 150 colonizzatori sbarcati nel 1607, ma nel film è un biondo fanciullone rapito d'amore per la
saggia selvaggia dai capelli neri, mossi dal vento come un pennello magico. Il tocco plastico
dell'animazione è quello del nuovo corso Disney: precisione e geometria, volumi compatti e angoli
crudi, colori profondi e cupi (veramente apprezzabili), molto studio in questo caso della pittura dei
primi del Novecento, da Gauguin a Picasso.
(Il Giorno, Silvio Danese, 28/11/95)
Alcuni momenti - come l'idillio tra i vapori delle acque, il furibondo fronteggiarsi degli eserciti al
comune grido di "selvaggi!" e, soprattutto, la corsa della fanciulla in sottofinale, stagliata sulle vele
che si confondono con gli alberi - fanno dimenticare l'ecologismo di mezza tacca ed introducono il
lancinante senso storico del negato, del perduto, del rescisso dal tempo. Squilibrato il disegno dei
due protagonisti, con un John Smith rozzo e inespressivo e una Pocahontas dagli intensi tratti
angolosi, nella linea degli esotici ritratti di Gauguin; mentre le immancabili bestiole - il procione
Meeko, il colibrì Flit ed il carlino Perlin - sono appena graziose e devono ritagliarsi a fatica le loro
non irresistibili gag. Inutile aggiungere che le voci originali (di Mel Gibson, Irene Bedard, Russell
Means, Linda Hunt) erano di gran lunga più efficaci di quelle scelte per il doppiaggio italiano. Il film,
si sarà capito, soffre un'analisi sistematica e la scomposizione critica e si apprezza molto di più nel
suo impatto emotivo tutto d'un fiato.
(Il Mattino, Valerio Caprara, 26/11/95)
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